Con ogni probabilità, durante l’Antico Regno le truppe erano arruolate localmente e dovevano svolgere soprattutto un ruolo di forza-lavoro organizzata: contingenti di soldati erano impiegati nelle miniere del Sinai o per scortare spedizioni commerciali, oltre che ovviamente per garantire la protezione delle frontiere. Nel Primo Periodo Intermedio l’instabilità politica provocò la formazione degli eserciti privati dei nomarchi e il ricorso a truppe non egizie: è il caso di quelle formate dai nubiani che però, col tempo, costituirono corpi scelti e divennero una sorta di forza di polizia. Durante il Medio Regno si può ormai parlare di unità militari permanenti ben organizzate, integrate, in caso di necessità, da milizie locali. Con il Secondo Periodo Intermedio si verificò un progresso senza precedenti nello sviluppo delle armi, dell’organizzazione militare e della strategia. L’esercito permanente e gli ufficiali di professione cominciarono allora a svolgere una parte importante nella politica interna. In epoca tebana, durante il Nuovo Regno, l’esercito era ormai diventato "nazionale". Esso prevedeva la guardia reale su carri e una guarnigione a piedi; gli uomini erano organizzati in divisioni che comprendevano fanteria, carristi e arcieri, insieme a veri e propri corpi speciali di assalto. Capo supremo era il faraone, cui erano gerarchicamente sottoposti un "grande rettore dei soldati" (generalissimo), i vari generali, i capitani di compagnie e gli alfieri comandanti di plotone.